Chi ha già navigato tra le pagine di carta o elettroniche (www.levitedeicesenati.it) de Le Vite dei Cesenati, si accorgerà, anche solo scorrendo l’indice di questa nona uscita, di una sua spiccata diversità dai volumi precedenti: mentre infatti in quelli la modalità dell’indagine era affidata alla centralità delle biografie di singoli individui, qui il racconto tende a farsi collettivo e ad abbracciare la storia di interi gruppi. Ne emerge così, oltre al ritratto di singoli, quello di una città nel suo insieme, fissato in un momento drammatico della propria storia: i cinque anni della prima grande guerra mondiale. Con la consueta pluralità di approcci, visioni, linguaggi, gli autori dei diversi saggi offrono al lettore lo spaccato di un microcosmo, quello cesenate, che (come era successo anche alle precedenti uscite de Le Vite dei Cesenati) riproduce gli slanci, gli spasmi, le contraddizioni che furono propri dell’Italia (ma qui sarebbe forse più giusto dire dell’Europa) intera, cogliendoli in quella manciata di anni che furono la soglia insanguinata del “secolo breve”. A cento anni da quello sconvolgimento epocale, il libro propone un viaggio nel tempo e nello spazio di una Cesena che certo non somiglia più a quella di oggi, ma che dobbiamo imparare a conoscere e a capire meglio, nella caparbia illusione che solo così potremo attrezzarci a non ripercorrere gli stessi errori e costruire un tempo nuovo di pace.
