Le Vite dei Cesenati X
In una bella pagina, Arsenio Frugoni, parlando della scomparsa delle città dopo la caduta dell’impero romano, scriveva: «Più che al dramma violento dell’incendio e della distruzione nemica, raggela il pensare a quel lento morire delle case sole, dove il tempo non ha più misura umana, ma solo quella della vegetazione che si impadronisce di ogni cosa, e si insinua e sgretola ed uguaglia, inesorabilmente». La misura umana del tempo all’opposto non ci schiaccia perché è la storia, con tutte le possibilità che ci offre. Questo volume de Le Vite dei Cesenati propone molte biografie di personaggi vissuti nel Novecento. In comune fra di loro avevano un senso fortissimo della vita associata, che ha portato alcuni a combattere contro le ingiustizie e le sopraffazioni, anche con le armi, come nella lotta di Liberazione. Vi sono poi esistenze spese per la scuola, per l’arte, per progetti legati alla vita culturale collettiva. Ebbene, a leggere ciò che animava questi nostri concittadini ci impadroniamo a poco a poco di quella che Arsenio Frugoni chiamava la misura umana del tempo: siamo obbligati ad immergerci nella storia, nei cambiamenti sopraggiunti. Però siamo anche frastornati percependo quanto è cambiato da allora. E gli interrogativi vengono uno dopo l’altro: possibile che chi ha calcato le nostre stesse strade fino a pochi decenni fa fosse così lontano dall’immaginare che cosa sarebbe successo? O sbagliamo noi, nel nostro tempo, a non raccogliere la loro eredità? O fa parte del corso delle cose che il cambiamento abbia questa dimensione? Naturalmente Le Vite dei Cesenati non hanno l’ambizione di dare questo genere di risposte: si limitano a raccogliere testimonianze, ricerche, studi che ci auguriamo continuino ad avere un pubblico affezionato di lettori, per i quali – e per quelli che verranno - sentiamo di dovere continuare a fare questo lavoro.